martedì 23 maggio 2017

L'erba canta

Doris Lessing è stata una grande scrittrice britannica il cui talento indiscutibile ha spaziato in diversi generi, rifiutando ogni etichetta e ogni definizione. Nel 2007 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: cantrice dell'esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa. Immagine poetica vero? Chissà se le è piaciuta o, come tutte le altre "incasellature" del suo talento e della sua vita l'ha irritata?
L'erba canta è il suo primo romanzo e la storia raccontata, pur filtrata dal talento dell'autrice, ha molti punti in comune con i primi anni di vita dell'autrice stessa. Mary e Dick, i protagonisti, sono molto probabilmente i genitori della Lessing, e l'ambiente sudafricano quello in cui l'autrice ha vissuto o comunque ha conosciuto piuttosto bene.
L'Africa di L'erba canta non ha nulla di poetico e gli uomini e le donne che la abitano non sono impegnati in una epica lotta per sopravvivere alla natura, matrigna e materna insieme, descritta in tanti libri; sono invece avidi sfruttatori tanto della Terra, cui nulla restituiscono, che degli uomini, dei negri cui non riconoscono anzi non possono riconoscere l'uguaglianza di essere umano perchè altrimenti come potrebbero mantenere le loro abitudini e il loro stile di vita? Come potrebbero anche solo sopravvivere e avere rispetto di se stessi?

L'erba canta racconta dell'infelice matrimonio tra Dick, sognatore inconcludente, e Mary, trentenne che pur indipendente e felice della sua vita da impiegata cittadina si lascia sconvolgere da una cattiveria sussurrata a una festa. Così turbata, di fatto, da mettere in discussione tutta la sua vita e da prendere la disastrosa decisione di sposare Dick che di lei si è innamorato - se così si può dire - dopo averla solo intravista in un cinema.
Il matrimonio è l'unione di due solitudini che non trovano mai un vero punto d'incontro e di vera sintonia, chiusi ognuno nel proprio mondo, incapaci di affrontare la verità della loro vita e dei loro problemi che non cercano nemmeno di risolvere, limitandosi a ignorarli.
Per molti aspetti è la storia di possibilità tradite, ma non dal fato crudele, ma dall'incapacità della coppia di avere un obiettivo comune e condividerlo.
Lentamente Mary scivola nella depressione più profonda, incapace di prendere una qualsiasi decisione se non quella di cercare di tornare a un mondo cui non appartiene più e che la rifiuta, così come lei rifiuta la sua nuova vita cui non riesce ad abituarsi. In balia degli eventi e dei progetti, sempre fallimentari, di Dick, perde salute e ragione e alla fine anche la vita, per mano di Moses, un nero con il quale, in qualche maniera, costruisce un rapporto, la cui natura non è chiara.
Se Dick e Mary sono estremamente ben descritti, infatti, Moses rimane oscuro, semplice mezzo per la tragedia che incombe di avverarsi, figura strumentale e indefinita.

Il libro, la cui qualità letteraria non discutiamo, è onestamente angosciante. Pure deprimente, tanto che non ne consigliamo la lettura se si è tristi. Molto ben scritto, nonostante sia un'opera prima, dimostra una straordinaria capacità di capire e trasportare sulla pagina i moti interni e i sentimenti dei protagonisti: la depressione di Mary è palpabile, il lettore ne viene risucchiato, e si esaspera per i fallimentari inconcludenti progetti di Dick che comunque ama la sua terra, e ne ricava, in qualche maniera, anche gioia e soddisfazione.
Meno definiti, anche se le poche descrizioni ce li restituiscono a tutto tondo, i vicini di casa e il giovane amministratore della tenuta cui tocca il ruolo di testimoni della tragedia: Moses uccide Mary.
Ma è proprio nel delitto che si trova il punto debole del racconto. I rapporti tra Moses e Mary non sono chiari, potrebbero essere tanto amanti che avere un rapporto di dipendenza, si dice solo che vìola le regole non scritte della società sudafricana, il tabù del riconoscimento del nero come eguale, come essere umano. Nulla viene detto di Moses, di quello che pensa o prova.
Forse la Lessing riteneva ovvie le motivazioni; noi, figli di ben altra società e di ben altro tempo probabilmente avremmo avuto bisogno di qualche spiegazione in più.

Divise le opinioni:
Daniela 4 stelle
Angosciante... Da NON leggere se appena appena si sta giù di morale perchè la spirale in cui ci trascina la Lessing piano piano, attraverso i pochi anni di vita matrimoniale di questi due personaggi, ci travolge. E non è tanto importante qui il rapporto bianchi/neri che emerge, questo leit-motiv per me è solo un contorno al romanzo, la "scusa" per il finale. Quello che sconvolge è il modus di questa coppia malissimo assortita che spinge verso il malessere prima, la depressione poi, la disfatta alla fine, e nel modo peggiore.

Monica 3 stelle
Difficile venga il "mal d'Africa"
Ho sentito il caldo opprimente e condiviso la noia con la protagonista borbottando con quell’ostinato orgoglio che rende complicati tutti i rapporti umani e poi, finalmente, il libro è terminato; altrimenti sarei impazzita anche io! Non ho letto molti altri libri della Lessing, ma da quel poco mi sono fatta l’opinione che questa autrice sia davvero molto brava nel caratterizzare i suoi personaggi facendo emergere la loro natura più recondita. Forse, in questo romanzo, fin troppo. E’ un libro senza speranza, con quell’epilogo tragico che fa capolino fin dalle prima pagine.
Un’ Africa che non affascina.

Cristina 1 stella
'Na palla. E che ve devo dì, per me 'na palla.

Dalla discussione è emerso che a Stefania è piaciuto, anche se lo ha trovato angosciante, e che Zaffira, pur amando la Lessing, non lo trova del tutto convincente.

La prossima serata si terrà martedì 20 giugno, da Miffi.
Libro del mese, scelto da Monica, Le otto Montagne di Paolo Cognetti.